Adolescenza trasgressiva o antisociale?

Le emozioni di base, fra cui la rabbia, l’aggressività, sono filogeneticamente determinate, hanno una base innata ed una funzione adattiva. Tuttavia possono diventare causa di sofferenza o problema altro della persona se l’intensità è molto elevata e si protrae nel tempo. La rabbia diventa disfunzionale quando la sua manifestazione ne compromette le relazioni sociali o spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose.

La personalità dell’adolescente non è statica, ma si trasforma continuamente sotto la duplice spinta dello sviluppo individuale e delle influenze ambientali, pertanto, densa di tensioni e conflitti. In questa fase le identificazioni con i coetanei sono importanti poiché il gruppo dei pari assume un ruolo preminente nell’influenzare il punto di vista dell’adolescente, gli ideali in cui credere, i suoi modelli di comportamento ed i ruoli da ricoprire nella società. Inoltre, l’appartenenza ad un gruppo, la posizione occupata all’interno di un sistema di opportunità sociali, condizionano senz’altro la formazione e l’acquisizione dell’identità da parte del giovane.

All’interno di tale concezione, è bene tener presente come la famiglia sia il principale strumento che la società abbia a disposizione per far interiorizzare un determinato sistema di ruoli e di modelli di comportamento. Nell’adolescenza, nonostante vi sia un ampliamento del numero di interazioni sociali e di figure significative, la famiglia continua ad esercitare una influenza nelle scelte del giovane, attraverso il rafforzamento, la critica o il rifiuto delle sue idee o concezioni. Naturalmente, mettere in atto comportamenti trasgressivi in fase adolescenziale può essere considerato “normativo e fisiologico”, rappresenta una tappa dello sviluppo di ciascun individuo. Junger Tas (1994) ha dimostrato che l’assoluta maggioranza di adolescenti commette un certo numero di trasgressioni minori, mentre solo un gruppo molto più piccolo commette un vasto numero di trasgressioni più gravi.

Gli adolescenti antisociali, manifestano più frequenti e più gravi comportamenti trasgressivi, laddove tale comportamento è indicativo di una più ampia difficoltà di inserimento sociale e di sviluppo di una identità adulta. Esistono molteplice percorsi che possono condurre allo sviluppo di un comportamento antisociale (Loeber et al., 1998):

– adolescenti trasgressivi che già in età prescolare mostrano un’accentuata difficoltà a rispettare le regole, a casa come a scuola, in concomitanza alla presenza di un comportamento iperattivo;

– ragazzi che iniziano a presentare comportamenti antisociali nella tarda infanzia, non particolarmente aggressivi, con trasgressioni di minore gravità realizzate prevalentemente in gruppo;

– ragazzi che fanno uso di sostanze ma non associato ad una violazione sistematica delle regole.

Emerge come fattore centrale nell’evolversi di una condotta antisociale, l’età d’insorgenza dei problemi di comportamento. I bambini che manifestano precocemente problemi di comportamento sembrano presentare non soltanto un più basso livello intellettivo e difficoltà di attenzione, ma appartengono spesso anche a nuclei familiari maggiormente problematici, con elevati conflitti interni e stili educativi inadeguati. Una diagnosi nella fanciullezza di Disturbo della Condotta, Disturbo Oppositivo Provocatorio o Disturbo da Deficit d’Attenzione/Iperattività, correla frequentemente con comportamenti antisociali in età adolescenziale.

In un importante studio longitudinale nell’ambito dell’antisocialità minorile – Pittsburgh Youth Study-  è stato rilevato come la variabile statisticamente più significativa favorente il comportamento antisociale, sia la mancanza di senso di colpa, in successione, problemi di iperattività, impulsività, deficit d’attenzione, basso rendimento scolastico. La mancanza di senso di colpa, secondo i dati, può essere correlata ad uno scarso controllo e ad una scarsa comunicazione in famiglia, problemi educativi spesso caratterizzati da uno stile punitivo di tipo fisico. Certamente, i fattori familiari contribuirebbero solo indirettamente all’emergere della devianza, poiché è necessario che siano presenti chiare variabili individuali.

Pertanto, se il “comportamento trasgressivo nell’adolescente” rappresenta un “elemento normativo e fisiologico” funzionale alla costruzione di una identità sana, nell’ adolescente “antisociale” si realizza un continuum di eventi sempre più trasgressivi, con scarsa capacità di controllo, abilità sociali carenti, funzione riflessiva insufficiente ed emotività disregolata.

Lo stesso rimprovero, può produrre in una persona reazione di vergogna, in un’altra, rabbia o colpa, tutto dipende dalla valutazione che si da all’evento.  Un intervento precoce sul significato, sulla variabile cognitiva, aiuterebbe questi soggetti a divenire più consapevoli  dei contenuti di pensiero disfunzionali, aiutandoli a modularli e modificarli, cambiando il comportamento conseguente e le emozioni associate  alle interpretazioni.

Massimo Aiello

 BIBLIOGRAFIA

– American Psychiatric Association (2002). Diagnostic and Statistical manual of Mental Disorder, IV e., Text Revision (DSM-IV TR). APA Press, Washington DC. TR. it. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, IV edizione, Text Revision. A.P.A. Masson S.p.a., Milano.

– Bandini T., Gatti U. (1987). Delinquenza giovanile. Analisi di un processo di stigmatizzazione e di esclusione. Giuffrè, Milano

– Borgato M., (2009). Tecniche di gestione della rabbia patologica. Psicoterapeuti in-formazione n. 3, 2009, pp. 22-39.

– Loeber et al., (1998). Antisocial behavior and mental health problem. Explanatory factors in childhood and adolescence. Elbaurm, London.

– Maggiolini M. (2002). Adolescenti delinquenti. Franco Angeli, Milano.

– Mancini F, Perdighe C. (2008). “Elementi di psicoterapia cognitiva”. Giovanni Fioriti Editore.

– Junger-Tas J. (1994). Delinquent behavior among young people in the Western World. Amsterdam: Kugler Publications.