Le valutazioni psicodiagnostiche sono basate sull’ausilio del colloquio clinico e dei test psicologici maggiormente accreditati in ambito scientifico nazionale ed internazionale. L’integrazione delle indicazioni dedotte dalle diverse metodiche consente di delineare un quadro psicologico ricco e completo.
Il clinico prima di intraprendere un trattamento deve comprendere con accuratezza la natura del problema presentato dal paziente. Per questo motivo i primi colloqui sono finalizzati ad una valutazione psicodiagnostica, quindi, alla raccolta di informazioni sia sulla storia personale e medica, sia sulla sintomatologia di chi richiede l’intervento terapeutico.

Un’adeguata valutazione del problema del paziente consente di capire:

  • il tipo di disturbo presentato e la gravità con cui si manifesta;
  • quanto la sintomatologia del disturbo interferisce sul funzionamento affettivo, sociale e lavorativo della persona;
  • se è possibile delineare un programma di trattamento adeguato al problema ed, eventualmente, che tipo di trattamento intraprendere.

Un corretto processo di valutazione, quindi, prevede la formulazione di una diagnosi da parte del clinico, ossia l’identificazione del disturbo di cui soffre il paziente. Di solito la conoscenza della propria diagnosi aiuta il paziente a comprendere meglio che cosa gli sta succedendo e lo rassicura, poiché si rende conto che ciò di cui soffre è un fenomeno circoscritto, conosciuto e curabile.
La formulazione della diagnosi, inoltre, consente al terapeuta di seguire dei protocolli per la cura di quello specifico disturbo, incrementando così la probabilità che il trattamento risulti efficace.